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Pedagogia Dei Genitori: Testo di epilogo delle complicanze emerse

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  1. Mattone
     
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    Ecco qua il mio testo per il progetto pedagogia dei genitori che ho letto in classe. Ho rimosso le sezioni reputate inopportune e cambiato qualche espressione, come pure riformulato alcune frasi in maniera più consona, ma il concetto di fondo è sempre quello. Ovviamente siete pregati di leggerlo e approvarlo, c'è ancora un po' di tempo per poterlo eventualmente modificare.

    Oltre a mettervelo copiaincollato in quote allego anche il documento in pdf.

    CITAZIONE
    Testo di epilogo delle complicanze emerse durante il progetto “Pedagogia dei Genitori”
    Ciò che è accaduto durante l’ultimo incontro del progetto “Pedagogia dei Genitori” è molto semplice e al contempo molto complesso. Abbiamo avuto modo infatti di sperimentare quanto una serie di fraintendimenti possano rivelarsi pericolosi all’interno di un rapporto interpersonale.

    Per comprendere al meglio gli eventi dobbiamo tornare all’incontro ulteriormente precedente di questo progetto, durante il quale noi alunni abbiamo raccolto i racconti delle rispettive mamme al fine di trascriverli in seguito. E’ in questa occasione che accadono i fatti che ripercuoteranno sul successivo incontro tutte le problematiche a noi presenti note. Uno dei gruppi di lavoro è composto dalla triade Kevin-Paola-Anna, rispettivamente i due alunni incaricati di raccogliere le testimonianze della madre e la stessa.
    I due alunni agiscono esattamente come previsto dal progetto, o almeno come sono convinti che sia giusto agire alla luce di quanto è stato compreso mediamente dagli alunni riguardo al procedimento da seguire nella raccolta di testimonianze, lasciando la mamma libera di parlare la storia sua e del proprio figlio senza porle alcuna domanda. Stando a quanto affermato da Kevin a nome del suo gruppo di lavoro, però, il racconto avrebbe risentito dell’assenza di un numero minimo necessario di “domande-guida” risultando “poco lineare, monotono, ripetitivo”.
    Egli decide quindi di chiedere al professor Troìa un parere riguardante l’eventualità di esporre questi fatti al successivo incontro, esternando così le proprie perplessità sul metodo di raccolta delle narrazioni e scoprire l’opinione degli esperti a riguardo. Il professore, valutando questa proposta più come costruttiva che come potenzialmente dannosa, lo esorta ad agire come meglio crede.

    Passano un paio di settimane, arriva il momento del nuovo incontro, ed ecco quindi che accade il finimondo: Kevin espone le proprie perplessità in presenza della madre in questione. Lo fa in modo animato ma non per questo arrogante, come del resto è solito fare… la mamma però non è al corrente di questo dettaglio della personalità di Kevin, un po’ accesa se vogliamo, e si sente urtata dall’atteggiamento apparentemente maleducato e sprezzante dello studente, iniziando a piangere e mettendo così a disagio, pur involontariamente, tutti i presenti: gli alunni, che si sentono colpevoli di aver involontariamente causato un dispiacere alla donna, gli insegnanti e i responsabili, che si sentono responsabili in qualche modo del parziale fallimento del progetto, e la madre, che si sente ferita dalle affermazioni di Kevin e per la poca attenzione rivolta a suo parere alla storia di suo figlio. La signora cerca di far valere le sue ragioni contro le affermazioni di Kevin, e vale la pena sottolineare il fatto che lei stessa chiede per quale motivo non le siano state fatte domande in sede di racconto, quando vorrei ricordare che ci era stato imposto di evitare di farlo.
    Ed è qui che a mio parere si nasconde la chiave di lettura di tutto ciò che è accaduto quel giorno: vi erano diverse persone coinvolte e praticamente ognuna (intendendo gli studenti come ente unico) aveva un’idea differente su come le narrazioni andassero raccolte. Per quale motivo ciò sia accaduto e quale fosse la convinzione esatta al momento non ha importanza, fatto sta che con tante chiavi interpretative incompatibili tra di loro è chiaro per quale motivo si è arrivati alle spiacevoli situazioni di questa vicenda.

    Tornando ai fatti avvenuti in quella sede, a questo punto il prof.Zucchi, avendo compreso probabilmente che il problema di fondo è quanto ho appena ipotizzato che fosse, si scusa con tutti i presenti e si prende carico di tutte le responsabilità, esortando tutti a lasciare da parte quanto accaduto e proseguire. Il dialogo però continua, con Kevin determinato a cercare di spiegare che non intendeva ferire la signora ma impossibilitato a esprimersi come vorrebbe in quanto interrotto di continuo da vari enti di moderazione, e la signora Anna che cerca invece di capire il motivo delle sue critiche rivolte al suo racconto cercando di proiettare le colpe imputatele dai due collaboratori verso la problematica metodologica da lei individuata ma giustificabile dalle linee guida che erano state assegnate agli studenti. Il prof.Zucchi, quindi, visto che la situazione pare determinata a peggiorare, decide di abbandonare l’aula, dichiarando di non voler più continuare in quelle condizioni. Questo avvenimento, stando a successive dichiarazioni degli studenti , sarebbe effettivamente stato l’avvenimento più urtante di tutta la vicenda, un po’ per l’impatto provocato dall’abbandono della discussione da parte di una figura centrale del progetto che ha lasciato tutti un po’ spaesati, un po’ per l’effetto sorpresa provocato da questo gesto e un po’ perché anch’esso è stato frainteso in tutti i modi possibili.

    Priva del suo principale moderatore e punto di riferimento, la discussione va avanti degenerando progressivamente, finché non interviene la professoressa Giovanazzi, la quale attacca in maniera indiretta ma non troppo il comportamento di Kevin giudicato maleducato e sfacciato e cercando così anche lei di mettere la parola fine a questa scomoda situazione e calmare le acque, ribadendo nel frattempo che sarebbe stato opportuno porre delle domande alla signora, e non aggiungo altro a riguardo stavolta. Per concludere l’incontro, il prof.Zucchi torna in aula accompagnato anche da Giusy, un’altra delle madri presenti all’incontro, che fa un discorso tanto corretto quanto potente sul fatto che le persone non interessate non dovrebbero nemmeno partecipare a certi progetti, parlando in generale ma non troppo e puntando comunque sul fatto che diverse persone si erano dichiarate fin dal primo incontro poco interessate e potevano quindi essere escluse o coinvolte in maniera differente. Prima che le cose possano per quanto possibile peggiorare ulteriormente, l’incontro viene bruscamente interrotto lasciando tutti per un motivo o per l’altro con dell’amaro in bocca, e non poco, e lasciando così un discreto numero di interrogativi e di questioni in sospeso.

    Sarebbe forse stato meglio continuare e chiarire tutto in quell’occasione? Probabilmente no, in quanto eravamo tutti ancora troppo immersi nella situazione. Ma siamo decisi a fare questo oggi, oggi che di acqua sotto i ponti ne è passata in quantità sufficienti per poter riflettere in maniera lucida e obbiettiva sull’accaduto e che abbiamo avuto modo di confrontarci tra di noi e con i professori, concludendo quanto segue: tutto ciò che è avvenuto in quella sede un paio di mesi fa è stato frutto, come accennato in precedenza, di un enorme fraintendimento dovuto al fatto che, come ho voluto sottolineare, ogni persona coinvolta nel progetto aveva sostanzialmente una sua idea più o meno incompatibile con quelle degli altri di come le narrazioni andassero svolte, con particolare conflitto di opinioni sul fatto che andassero fatto domande o meno. Questo, unito al discorso di Kevin che ha forse usato parole e modi che possono essere stati interpretati in maniera di dubbia autenticità, ha portato a tutta quella serie di sgradevoli eventi che abbiamo avuto modo di vivere e analizzare in seguito.

    Nessuno di noi crede che sia giusto incolpare qualcuno in particolare all’interno della vicenda, ma posso dire a nome di tutta la classe che ci dispiace per l’accaduto, siamo pronti a prendere le responsabilità che ci riguardano e speriamo che eventi di questo genere non si debbano mai più ripetere all’interno di questo progetto che, nonostante ci siano state opinioni alcune divergenti all’interno della classe, gradiremmo tutti di poter portare a termine. Esprimiamo dunque il nostro desiderio di lasciarci alle spalle quanto accaduto nella speranza di aver chiarito tutto e di aver imparato qualcosa da tutto questo, cosa che personalmente credo che tutti noi abbiamo fatto.
    Grazie per l’attenzione!

    Mattia Merlini a nome della III LP.

    File Allegato
    Testo_di_Epilogo_PdG.pdf
    (Number of downloads: 4)

     
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0 replies since 8/2/2012, 20:33   38 views
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